Cambiare sesso: una scelta difficile preceduta il più delle volte da un
cammino doloroso per chi la compie e per coloro che ha vicino, ma per
molti indispensabile.
Vivere il senso di inadeguatezza verso il sesso d'origine, e di
appartenenza a quello opposto, è una condizione molto dura
psicologicamente, sia per il profondo senso di disagio esistenziale che
essa comporta sia per gli scontri con una società spesso non ancora
pronta ad affrontare il problema.
Sono una ventina ogni anno le italiane che scelgono di diventare maschi,
sottoponendosi ad un intervento di falloplastica. Il dato emerge dal
75.mo Congresso nazionale della Società italiana di urologia, in corso a
Perugia.
A scegliere di cambiare sesso sono, in genere donne di 30-40 anni, con
alle spalle una storia di sofferenza anche psicologica. Prima di finire
sotto il bisturi devono ottenere l'autorizzazione dal Tribunale. Ma non prima di aver seguito lunghe terapie ormonali e
psicologiche, necessarie ad attestare un'identità di genere diversa da
quella anagrafica. Non sono rari i casi in cui, a volere la
trasformazione, sono donne che hanno già avuto dei figli. Il problema
dell'identità sessuale coinvolge il sessuologo medico, lo psichiatra e,
per l'aspetto chirurgico, l'urologo-andrologo.
Compito dell'urologo, in équipe con il sessuologo, quello di indicare
l'eventuale terapia ormonale sostitutiva, in preparazione all'intervento
stesso, e di illustrare le varie tecniche di creazione del nuovo pene,
diverse a seconda che si tratti di una ricostruzione o di una variazione
di sesso.
Solitamente sono necessari tre interventi: nel primo gli organi
femminili vengono asportati (isterectomia totale), mentre nel secondo
con una mastectomia vengono eliminati i seni; a volte questi due
interventi vengono abbinati. Nel corso del terzo intervento vengono
ricostruiti i genitali maschili. La durata è di circa 10-12 ore: il pene
e i testicoli vengono ricostruiti con parti anatomiche artificiali
(neopenoide) che vengono ricoperte con epidermide prelevata da varie
parti del corpo, di solito l'avambraccio; il clitoride non viene
asportato ma lasciato scoperto o incorporato nel lembo di pelle che
ricopre il neopene, per consentire una buona sensibilità orgasmica.
Ovviamente oltre ai rischi generici ve ne sono di specifici, tra cui il
rigetto delle protesi utilizzate, inoltre il livello estetico e
sensibile, benché spesso buono, non è allo stesso livello di quello
della riattribuzione andro-ginoide.
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